Vincenzo Mollica, storico giornalista Rai e amico di h.p., RICORDA pratt, I VIAGGI e di quella volta che disegnò per fellini…

“IL PIU’ GRANDE CONOSCITORE DELL’AVVENTURA UMANA…E PER REGALO GLI FAREI UN FRITTATON

 

vincenzo mollicaDa un primo incontro di lavoro è nata poi una grande e bella amicizia. Come vi siete conosciuti?

Avevo pensato di creare una collana di monografie dedicate agli autori del fumetto, Il primo titolo fu Guido Crepax, il secondo Hugo Pratt e il terzo Dino Battaglia: tre veneziani, guarda caso. Poi due giovani: Andrea Pazienza e Milo Manara. Andai a Milano a trovare Hugo e lì nacque subito l’amicizia. Fu molto generoso, mi diede da pubblicare per la prima volta i suoi acquarelli erotici, fece una bellissima intervista e poi, ad un certo punto, mi disse: “Devi andare ad intervistare un mio nemico, Dino Battaglia, che è il miglior disegnatore di Indiani pellerossa di sempre”. In quel periodo i due non si parlavano ma poi l’amicizia si ricucì e quando Dino stette male Pratt lo aiutò moltissimo. Ognuno parlava benissimo dell’altro ma c’era questo gioco di considerarsi “nemici”.

Cosa ti emozionava di Pratt?

La cosa che più mi colpì è la sua unicità di essere artista. Un altro come Pratt non c’è stato e non ci sarà mai. Appartiene a una categoria a parte. Era dotato di una generosità immensa e soprattutto era un grandissimo conoscitore dell’avventura umana. Non solo un grande narratore dell’avventura umana ma un grande conoscitore. La parola Avventura non era fine a se stessa ma legata alla storia dell’uomo. Mi piaceva vederlo lavorare, vederlo pensare alle sue storie, alle sue battute. Andavamo al ristorante due volte: a mezzogiorno e alle due. Poi andavamo al cinema e lui dormiva il primo tempo e io il secondo e così ci raccontavamo il film all’uscita. Con Hugo nessun giorno era mai uguale all’altro. Aveva una cultura immensa. Era competente di storia, geografia, letteratura, poesia. Era raro ironico, pungente. Insomma, il mondo era dove erano i suoi piedi.

Hugo è morto nel 1995. Gli sarebbero piaciuti questi ultimi 25 anni?

Non lo so perché lui aveva sempre la “prospettiva mancante”: Io o tu possiamo vedere una cosa ma lui ne vedeva sempre un’altra. Se vedevamo una bottiglia io dicevo una banalità sul vino ma lui sapeva sempre qualcosa di più sulla terra, sulla storia, su quel vino. Vere o presunte. Il bello degli artisti è questo. Citava spesso la frase dell’epistolario tra Jorge Luis Borges e Leopoldo Lugones: “Saper raccontare la verità come fossero bugie e bugie come fosse la verità”. L’importante era la credibilità delle storie da raccontare, non la loro autenticità. Mi colpi molto quando andammo in viaggio in Irlanda e in Canada aveva con sé sempre una scatola di acquarelli e un blocco di fogli. Ovunque andavamo voleva sentire l’odore della terra, il suo profumo e osservare i colori. Erano i colori veri, era incantato dalla natura e il suo modo di raccontare era lo stesso modo di ricercare. Si faceva raccontare dalla gente del posto che incontrava per strada o in un locale, storie, aneddoti, curiosità. Poi iniziava a disegnare gli occhi di Corto Maltese e capivo che non iniziava solo una storia di Corto ma un dialogo tra lui e il marinaio: i due signori parlavano tra loro con sguardi e con battute e ognuno prendeva in giro l’altro.

Se potessi fare oggi un regalo di compleanno a Hugo, cose sceglieresti?

Gli farei preparare da mia moglie un frittaton, come la chiamava lui. Una super frittata con 10 uova alta così che lui amava gustare a casa nostra. E poi mi piacerebbe fargli vedere come è diventata oggi, a 36 anni, mia figlia Caterina che lui tenne a battesimo.

Quale eredità artistica ha lasciato?

Io ci vedo poco e non riesco più a leggere i fumetti. Ma so che i giovani, per sempre, per tutto il tempo che verrà, dovrebbero studiare Hugo Pratt come si studia non solo un immenso disegnatore ma un grande maestro della narrazione. Pratt è un insegnamento sotto il profilo letterario. Quando facemmo uno speciale sui disegnatori di fumetti in Italia io scelsi un titolo piuttosto banale. Lui venne da me, prima della messa in onda, e mi disse chiamalo Letteratura disegnata, anticipando quel “graphic novel” che sarebbe arrivato più tardi.

Un aneddoto dei tanti che hai nel cuore?

Una volta diedi a Federico Fellini un libro di Pratt ambientato nel deserto. Fellini ne restò impressionato e volle chiamare Pratt per complimentarsi. Gli telefonò e Pratt ne fu molto contento. Dopo qualche mese, c’era la mostra del cinema di Venezia e c’erano sia Fellini che Pratt. Allora dissi a Hugo che poteva conoscere Federico e andammo all’Excelsior dove dormiva il regista. Quando Fellini scese nella hall, Pratt si nascose dietro una colonna, un po’ per giocare e un po’ per timidezza, per ammirazione. Un incontro piccolo ma intenso. E dopo, Fellini mi chiese l’opera omnia di Pratt e Pratt andò a vedere tutti i film di Fellini e in particolare Amarcord, il suo preferito. E quando si fece una mostra sul “Fumetto e l’arte di Federico Fellini” Pratt volle omaggiarlo con un disegno del Rex, il transatlantico che compare in Amarcord.

Buon compleanno, Hugo.

Fabrizio Paladini

Vincenzo Mollica, 67 anni, è da poco andato in pensione dal TG1 dopo 40 anni di lavoro in TV e in radio in cui ha sempre raccontato il mondo della cultura e degli spettacoli. Il fumetto è sempre stata la sua passione ed è anche grazie ai suoi numerosi “speciali”, ai suoi libri e alle mostre che ha curato che il grande pubblico ha conosciuto artisti come Pratt, Pazienza, Crepax, Manara solo per citarne alcuni.