l romanzo più famoso dell’intera letteratura avventurosa viene reso splendidamente nell’interpretazione grafica di Pratt che dona al lettore immagini indimenticabili partendo proprio dalle prime scene della locanda “dell’ammiraglio Benbow”, uno dei luoghi più antieducativi per un ragazzo come Jim Hawkins che lì vive con la madre. Pur essendo considerato come un’opera di formazione, il romanzo presenta elementi del tutto inusuali in questo contesto e il grande merito di Pratt sta nell’essere riuscito a comprenderne pienamente lo spirito. Frutto di questa ricerca interiore sono le immagini che riguardano Long John Silver, il dottor Livesey, i marinai dell’Hispaniola, il naufrago Ben Gunn oltre, naturalmente, il giovane Jim. Nella lettura di questa versione a fumetti è facile rilevare come la simpatia di Pratt si rivolga con notevole indulgenza alla fazione piratesca di Long Silver.

Per Pratt “L’isola del tesoro” ha un enorme significato interiore. Era il suo primo romanzo di formazione e gli venne regalato (nella versione inglese) da suo padre Rolando, ormai prigioniero degli inglesi in Africa durante la seconda guerra mondiale. Pratt stesso racconta che l’ultima volta che lo vide, suo papà gli regalò il libro di cui tanto aveva parlato con il giovane Ugo e gli disse: “Un giorno anche tu andrai a cercare la tua isola…ma non preoccuparti se non la troverai subito, ce ne sono tante e quando sarà il momento la incontrerai”.