Ambientato in Canada attorno al 1920, la vicenda si rifà alla “Royal Canadian Mounted Police”, il pittoresco corpo di polizia a cavallo che Pratt conosceva molto bene per averne studiato regole e comportamenti nel corso dei suoi viaggi in quel paese. Protagonista è il meticcio franco-canadese Joseph Montour Riel, che si fa chiamare Jesuit Joe: indossa l’uniforme di una giubba rossa trovata in una capanna e che da qui in avanti provoca una serie di equivoci che identificano il meticcio come un membro della polizia canadese. Il suo agire, attraverso le distese innevate della regione, pongono in risalto una sua etica molto particolare ed una personalità inquietante e complessa.

Uccide con una facilità irrisoria (persino sua sorella) e dimostra una crudeltà e una ferocia senza pari nello scotennare, dopo averle uccise, tre guardie che lo inseguivano e un indiano che lo aveva aggredito. I suoi atti sono però così mutevoli da mostrare lati inaspettati d’improvvisa bontà, come quelli che lo portano a liberare un bambino rapito, ed in seguito due criminali che ha sotto scorta. La sua nemesi è rappresentata dal sergente Fox, che da tempo è sulle sue tracce per catturarlo e consegnarlo alla giustizia. Quando avrebbe la possibilità di ucciderlo, e risolvere così una volta per tutte la sua situazione, Jesuit Joe lo grazia, compiendo l’ennesimo gesto “folle” di un comportamento senza regole, imperscrutabile e incomprensibile.